diario di una fantastica escursione in compagnia delle Guide di Pinzolo
Per chiudere “alla grande” l’inverno 2024-25, abbiamo deciso di realizzare – almeno parzialmente – uno dei nostri sogni, ovvero raggiungere l’Adamello con le racchette da neve. Non è stato possibile, per motivi logistici, arrivare fino ai 3554 metri della cima, ma ci siamo comunque tolti la soddisfazione di ciaspolare su un ghiacciaio (al quale peraltro siamo affettivamente legati perché ci ha accompagnato dalla più tenera età ad oggi, non si contano, infatti, le estati trascorse a Pinzolo e dintorni) raggiungendo anche i 3303 metri della punta più alta della Cresta Croce.
Un crescendo di emozioni panoramiche e … atletiche, reso possibile dalla presenza delle guide di Pinzolo, Mountain Friends. Grazie a loro, infatti, abbiamo potuto spostarci in sicurezza realizzando questo obiettivo che da soli avremmo – probabilmente – fallito.
Sicuramente, infatti, non avremmo avuto la tecnica per raggiungere la cima di Cresta Croce (ci siamo legati per affrontare in sicurezza la cresta sommitale e, soprattutto, il ripido pendio alla base di quest’ultima) e probabilmente ci saremmo trovati nella scomoda condizione di dover gestire un’imprevista nevicata con tanto di visibilità ridotta, talvolta, ai minimi termini. Ed il rientro, con una bufera di vento che imperversava, sarebbe stato una via crucis a livello fisico e mentale.
Ed invece, grazie a Francesco, una delle guide di Mountain Friends, è filato tutto liscio e ci siamo goduti senza pensieri questa due giorni adamellina.
Ma cosa abbiamo fatto?
Abbiamo raggiunto il passo Presena (2959 mslm) con la cabinovia che parte dal passo Tonale. Da qui – indossate le ciaspole - siamo scesi al rifugio Città di Trento al Mandrone (più comunemente noto come rifugio Mandrone): in condizioni di buona visibilità questa discesa si può fare abbastanza tranquillamente (fatte salve le consuete prescrizioni di sicurezza) ma il giorno del rientro abbiamo capito come possa essere insidiosa se manca la traccia o se la nebbia avvolge queste pendici. E’ importante evitare i punti più ripidi, seguendo una linea ideale che prima si allontana verso ovest poi si riavvicina al rifugio una volta scesi fino a 2500 metri di quota circa.
Dal rifugio Mandrone (2450 mslm) è partita la conquista del rifugio Ai Caduti dell’Adamello alle Lobbie (3050 mslm): una progressione faticosa (più che altro per la quota) ma mai proibitiva, passando per le “grotte di ghiaccio”, non coperte dalla neve, ed ammirando l’incanto di uno dei pochi ghiacciai di tipo scandinavo delle Alpi.
Al rifugio la sorpresa: il cielo s’è aperto regalando uno splendido sole su tutto il panorama, rendendo ancor più indimenticabile l’esperienza. La vista è stata davvero impagabile: Crozzon di Lares, Corno di Cavento, Cresta Croce, Corno Bianco, tutta la vedretta del Mandrone fino ai limiti del Pian di Neve ed al ghiacciaio dell'Adamello.
La giornata, però, non era ancora finita: alleggerito lo zaino abbiamo raggiunto la cima di Cresta Croce, (là dove Papa Giovanni Paolo II posò una croce in pietra locale), utilizzando prima le ciaspole e poi i ramponi. Un’ascesa leggermente tecnica ma di grande soddisfazione: durante la salita ci ha incantato il contrasto tra il bianco della neve ed il grigio delle nubi, accentuato da un bel sole che faceva risplendere il Crozzon di Lares ed il Corno di Cavento. In vetta, però, le nubi si sono addensate, impedendoci di ammirare la vetta dell’Adamello.
Il giorno del rientro, pur se meteorologicamente difficile, ci ha regalato una divertente ciaspolata in discesa, dal rifugio alle Lobbie fino al ghiacciaio, con la perdita di 4-500 metri di quota “a tutta birra”, in trenta centimetri di neve fresca, ed un ritorno avventuroso a passo Presena, con un vento che ha preso ad infuriare fino a diventare quasi indomabile.
Grazie, di nuovo, a Francesco ed a Mountain Friends, le guide di Pinzolo.