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Marchhütte, un rifugio nei bunker della Seconda Guerra Mondiale

In un sito con più di trecento itinerari, quasi tutti "provati" sul campo, proponiamo, questa volta, un desiderio, una gita da mettere... in agenda. Voi ci siete stati?


Si dice che per la costruzione del Vallo Alpino Littorio l'Italia fascista utilizzò più cemento di quanto ne fu poi utilizzato per la realizzazione dell'Autostrada del Brennero.
Ed è abbastanza evidente come le opere che servirono alla Seconda Guerra Mondiale, complice la modernità dei materiali, siano senz'altro meno gradevoli dal punto di vista estetico rispetto a quelle che furono costruite per la Grande Guerra. Meno gradevoli ma anche più durature e difficili da demolire senza lasciar traccia.
Vallo Alpino Littorio? Precisamente. Si chiama così un sistema di fortificazioni (trincee, bunker, gallerie e camminamenti) che l'Italia volle costruire per proteggere il proprio confine settentrionale: nel 1939 venne realizzato anche in Alto Adige, diffidando della Germania nazista e dell'Austria (appena annessa dai Tedeschi), pur alleati. Questa fattispecie regalò al Vallo Alpino del Littorio il soprannome di "Linea non mi fido". Non ebbe mai compiti difensivi - visto che i Tedeschi furono chiamati dai Fascisti per "liberare" e difendere il Duce - ma in epoca successiva fu sfruttato per presidiare i confini più in quota. Ancora oggi ne restano svariati tronconi, più o meno avvolti dalla vegetazione o "rinaturalizzati": li si incontra spesso, camminando nelle vallate più settentrionali della penisola e del Sudtirolo in particolare.

C'è un particolare tratto del Vallo Alpino Littorio che, dal 2018, vive una seconda o terza giovinezza. Cinque anni fa, infatti, un signore della val di Tures si propose di ristrutturare alcuni bunker sui monti di Dobbiaco, appena sotto al Cornetto di Confine (alto 2545 metri e chiamato Marchinkele in tedesco).
Si tratta di Albin Innerhofer, attuale custode del rifugio che – per ora chiuso in inverno - accoglie pedalatori e escursionisti durante la primavera, l'estate e l'autunno. Aiutato dal fratello architetto, Andreas, Albin ha dato nuova vita alla struttura e non ha ancora finito di immaginarne evoluzione e miglioramenti.
Il progetto iniziale prevedeva l'utilizzo di materiali locali ma il larice non sembrava sposarsi bene con il cemento così i due hanno preferito l'acciaio corten, rivestito di tinta color ruggine. Il larice è stato utilizzato invece all'interno dove è alla base dei pavimenti degli interni, ingentiliti e resi vivaci dalle tovaglie a scacchi e dalle decorazioni.
Il rifugio è stato inaugurato nel 2021 ed è un importante punto di riferimento per una zona che non aveva punti d'appoggio prima della Marchhütte (a 2530 mslm): vi si accede sia dal lato italiano sia da quello austriaco, a suggellare l'armonia tra due popoli che si sono combattuti per secoli. Il lavoro, pur nella modernità, ha assunto tinte eroiche dal momento che diversi materiali son stati portati in quota "a spalle" da Albin Innerhofer che saliva a piedi o con le ciaspole per lavorare anche in autunno inoltrato ed in inverno, anche durante la pandemia.
La posizione del rifugio è strategica quanto incantevole è il panorama che offre: si ammirano le Dolomiti di Sesto e, salendo in vetta, verso nord si domina la cresta di confine.

Ma come ci si arriva?
A piedi, in inverno come d’estate, mettendosi in marcia per circa tre ore dai dintorni di Dobbiaco. L'escursione estiva inizia nella Valle San Silvestro presso la Schnegger Säge. Da lì la pista forestale n. 1 conduce, sempre in leggera salita, oltrepassando malga San Silvestro, verso malga Steinberg. Da questa malga inizia il sentiero, sempre con lo stesso segnavia, che porta in direzione nord-est alla vetta "belvedere", il Cornetto di Confine.
In inverno si parte da dove è consentito, a seconda delle chiusure delle strade.

Faticosa anche la salita in bici, quasi venti chilometri di sviluppo e più di milletrecento metri di dislivello da Dobbiaco (1241 mslm), seguendo, in modo fedele, la traccia per gli escursionisti a piedi. Discesa veloce e non troppo tecnica, ma prudenza: le insidie sono sempre in agguato quando si fa giù veloci su uno sterrato d’alta quota.
Sono possibili diversi percorsi, per esplorazioni più approfondite della zona sia salendo sia una volta raggiunta la meta!

Scorri la gallery in testa all'articolo: le fotografie sono di Albin Innerhofer

Per le ciaspolate in Alto Adige, si parte da questo link: www.ciaspole.net/itinerari1/altoadige
Su www.cicloweb.net, alcuni spunti per scoprire l'alta Pusteria nelle altre stagioni:
- la guida a Dobbiaco, San Candido ed i dintorni
- pedalate da Dobbiaco ai piedi delle Tre Cime di Lavaredo,
- passeggiate e trekking nelle Dolomiti di Sesto, e non solo

  02/03/2023

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