nell'Appennino parmense, verso il crinale di confine con la Toscana
A cura di Dallo scarpone alle ciaspole! - da cui sono tratti testo e fotografie ed a cui si rimanda per eventuali dettagli ulteriori. Verificare con guide in loco la situazione dei tracciati e la loro eventuale pericolosità: attenzione alla neve non assestata ed alle giornate con visibilità incerta. Evitare di muoversi in assenza di totale sicurezza.
L'itinerario è un racconto da parte della nostra lettrice, non è stato provato o verificato da www.ciaspole.net
La zona del Lago Santo Parmense e' un gioiello di Madre Natura e fa parte del Parco dei Cento Laghi, quell'area posta a tutela di un crinale meraviglioso che parte dal passo del Lagastrello e culmina al passo della Cisa, in un girotondo di vette dolci e austere con tanti laghetti di origine glaciale ad impreziosirlo.
Tutto il paesaggio dell'alta val di Parma è ricoperto da faggete e boschi di conifere. Il crinale dalla Lunigiana appare come una bastionata grandiosa al di sopra dei borghi del fondovalle, assai frequentati gia' in epoche passate.
In numeri:
Lunghezza: circa dodici chilometri
Dislivello: seicento metri
Tempi: quasi quattro ore totali
Tracce: sentieri estivi 727 723 00
Lasciata l'auto al rifugio Lagdei, il sentiero ben segnalato parte sulla destra del rifugio ed entra subito nell'alta faggeta snodandosi su una mulattiera ben conservata e per niente scivolosa, nonostante in stagioni anomale possa divenire il letto di un torrente rinvigorito da precipitazioni abbondanti.
Il primo tratto presenta la massima pendenza che si addolcisce solo al bivio per le capanne Braiola: sulla destra il monte Orsaro chiude l'orizzonte.
Dopo aver percorso un altro tratto di mulattiera, il sentiero si dirige verso sinistra e attraversa l'ex pista da sci, passando sotto l'impianto di risalita che porta al rifugio Mariotti.
Si prende quota brevemente e si giunge ai piedi del Lago Santo Parmense incastonato tra le pareti dello Sterpara sulla sinistra, mentre sulla destra appare la struttura del rifugio che fu costruito come piccolo ricovero del Cai nel 1882.
Sono passati circa 50 minuti dalla partenza e, dopo la sosta dovuta, si riparte andando a costeggiare il lago con il rifugio che appare sempre piu' piccolo ma rimane un provvidenziale ricovero in caso di maltempo.
Si prosegue sul 723 che indica i tempi di percorrenza per il Marmagna in 60 minuti: in realtà, questi sessanta minuti si manterranno costanti per un lungo tratto come se uno non si fosse mai mosso.......
Lasciato il bosco di faggi, il cammino ora si addentra in un'abetaia e un cartello segnala l'arrivo in località Padule del Lago. Lasciato sulla sinistra il bivio per l'Aquila e Aquilotto, il sentiero maestoso si mantiene al centro del vallone. L'Aquilotto protegge dai venti: manca però qualsiasi segnaletica fino alla Sella del Marmagna.
La salita e' sempre regolare e per stemperare la salita è piacevole anche lo zigzagare perdendosi in quell'immenso bianco che infonde tanta serenità e dove le inquietudini per incanto svaniscono.
Giunti alla Sella, ci si trova sul sentiero 00: si seguono le indicazioni ma, nel caso degli autori di Dallo scarpone alle ciaspole, nonostante i cartelli indichino 30 minuti, la nebbia ha sconsigliato di proseguire oltre.
Abbiamo raccolto e pubblicato il racconto come esempio di rinuncia: saper rinunciare, in montagna, vale spesso più della conquista della meta. Mai rischiare, mai avventurarsi in assenza di sicurezza.