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Il rifugio Tita Secchi e la diga ai piedi del Blumone (scorri la gallery!)
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Cornone di Blumone
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Al Goletto di Gaver, vista verso il Croce Domini
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Malga Cadino della Banca
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Ciaspolando a malga Cadino della Banca
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Verso nord, vista sulla val Cadino e malga Casinetto dei Dossi
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Passo della Vacca e Creste di Laione
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Cornone di Blumone al passo della Vacca
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Creste di Laione dal passo della Vacca
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La "vacca"
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Rifugio Tita Secchi ai piedi del Blumone
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Sterminati panorami verso sud
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Segnaletica semi-sommersa
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Curiose indicazioni attorno alla partenza
Lombardia

Lago della Vacca

IN BREVE
Partenza: piana del Gaver, 1495 mslm
Arrivo: lago della Vacca, 2358 mslm
Difficoltà e pericoli: per entrambe le varianti, pendii ripidi potenzialmente pericolosi. Valutare i bollettini locali ed eventualmente rinunciare se la situazione in loco si presentasse ostile. In zona, rifugio Tita Secchi (tel. 0365/903001, verificare l'apertura invernale - eventuale). Possibilità di chiedere informazioni ai ristori nella piana del Gaver.
Tempi di percorrenza indicativi: 2h30' in salita
 

La piana del Gaver si trova nel territorio comunale di Breno (popoloso centro della val Camonica) ma orograficamente è nel bacino della val Sabbia dal momento che si trova ad est del passo Croce Domini e le acque del torrente Caffaro confluiscono nel Lago d’Idro (insieme a quelle del Chiese).
Fatte queste considerazioni geografiche ed amministrative, le cui cause risalgono – probabilmente – a secolari attribuzioni di boschi e pascoli, è interessante notare come la piana del Gaver ospiti una serie di infrastrutture sciistiche che, per vari motivi, da qualche anno non funzionano più (clicca per vedere la skimap dell’epoca).
Località abbandonata e crisi economica? Tutt’altro.
La zona si è rilanciata come paradiso dell’outdoor “naturale”, senza impianti e cannoni da neve, e, complice la vicinanza con la città di Brescia, è decisamente affollata nei fine settimana: famiglie con i bambini che si dedicano a giochi nella neve o a discese con bob e slittini, sciatori di fondo e, ovviamente, scialpinisti e ciaspolatori. Ed al loro servizio funzionano tre o quattro ristoranti più un paio di trattorie a Val Dorizzo e dintorni!



Le ciaspolate che si possono fare partendo dalla piana del Gaver sono diverse e sono riassunte anche da pannelli illustrativi in loco (clic). Oltre a quella descritta in questa pagina si segnalano, su www.ciaspole.net, quella al monte Misa (clic) e quella al passo dell'Asino (clic).

Raggiungere il passo della Vacca con l'omonimo lago ed il vicino rifugio Tita Secchi (generalmente chiuso in inverno) è un obiettivo ambizioso che richiede allenamento e capacità di valutazione locale del pericolo sia che si segua la più canonica traccia che sale dalla val Cadino sia che si affronti il sentiero estivo che passa dal rifugio Nikolajewka (da riservare a situazioni assolutamente sicure).

La salita più classica incomincia seguendo le numerose (forse anche troppo!) indicazioni che dal Blumon Break (1495 mslm) guidano nel bosco. Si sale senza sosta, su pendenze variabili, alternando tratti sulla provinciale del passo Croce Domini (ovviamente innevata e chiusa al traffico) a risalite delle piste dismesse o a scorciatoie nel bosco. Solo volgendo lo sguardo verso nord si ammira l’imponente sagoma del Cornone di Blumone mentre sulla traccia di salita incombe il profilo del monte Colombina.
In 35-40 minuti, si raggiunge il Goletto di Gaver (1800 mslm circa, bivio per monte Misa) dove, seguendo la provinciale del passo, si procede in piano in direzione della malga Cadino della Banca, posta a breve distanza dal torrente ed aperta sulla val Cadino. Questa malga è una delle più importanti dell’alpeggio Camprass – Cadino della Banca ed ospita, in estate, diversi capi di vacche dal cui latte si ricava il formaggio Silter Camuno Sebino.
Prima di raggiungere la malga si devia a destra assecondando le indicazioni estive per il lago ed il passo della Vacca (indicati rispettivamente a 2h20' e 2h00').
Inizialmente si prende quota con moderazione costeggiando le pareti orientali della vallata (pendici del monte Colombina), seguendo la linea del sentiero estivo su una traccia probabilmente battuta. In condizioni di particolare innevamento potrà risultare più sicuro abbassarsi e salire al centro della vallata.
Dopo quasi un'ora dal Goletto di Gaver si trovano palette segnaletiche che indicano "postazioni militari" e, poco dopo, il passo dell'Asino. Si ignorano, proseguendo verso il passo della Vacca: in breve si scavalla una selletta ai piedi della Corna Bianca che immette in una conca dominata dalle Creste di Laione dove si trova un piccolo laghetto (probabilmente ghiacciato ed innevato).
Si annuncia il punto potenzialmente più critico del percorso. Qui la scelta della traccia è lasciata alla situazione del momento: si può affrontare il pendio a mezza costa (ovviamente solo se non sussiste il rischio di slavine spontanee o di provocarne) oppure ci si può più o meno abbassare per portarsi verso nord, ai piedi del passo della Vacca che va poi conquistato senza traccia obbligata, probabilmente con frequenti zig zag.
La scelta di abbassarsi o meno può dipendere sia dalla presenza o meno di una traccia (sicura) da seguire sia dalla quantità di neve sul pendio verso nord-est e dalla situazione di tale manto nevoso. Attenzione: può anche essere necessario cambiare traccia tra salita e discesa, sia per cercare una discesa più appagamente sia perchè - se le temperature sono elevate - un traverso sicuro al primo mattino può diventare quasi impraticabile dopo qualche ora.
Una volta conquistato il passo della Vacca, ci si sposta di pochi metri verso est per osservare il curioso masso che dà il nome al valico ed al vicino lago che si raggiunge in meno di quindici minuti. A dominare lo scenario il Cornone di Blumone, che incombe sul rifugio Tita Secchi, dedicato ad un partigiano delle Fiamme Verdi caduto durante la Resistenza. Sullo sfondo, verso nord, il monte Laione, obiettivo scialpinistico.
Il lago della Vacca, in inverno, si nota poco e ancora meno negli ultimi due anni in cui le magre precipitazioni invernali lo hanno ridotto ai minimi termini. Fino agli anni Trenta del Novecento, il lago era completamente naturale, alimentato dalle precipitazioni e dalla fusione della neve invernale che - al tempo - cadeva copiosa. Dopo la realizzazione della diga, invece, il lago può arrivare a contenere 1.5 milioni di metri cubi d'acqua.
Si è accennato alle postazioni militari. Ebbene intorno al lago correva una linea difensiva, la più occidentale del gruppo dell'Adamello, collegata con la val Camonica sia attraverso la val Paghera di Ceto e la val di Braone sia attraverso il passo della Vacca e la Valfredda. Anche in inverno, se la neve non è troppa, si possono apprezzare alcuni dettagli di queste opere ingegneristiche che poi, nel tempo, furono sfruttate da pastori ed allevatori. Sul monte Laione si trovava una serie di baraccamenti che accoglievano diverse decine di soldati.
Il tutto risale alla Prima Guerra Mondiale che, dal 1915 al 1918, vide l'Italia impegnata in una guerra contro l'Austria Ungheria ed i suoi alleati. La zona del Blumone non fu un luogo di scontri tra gli eserciti ma rappresentò un importante sistema di collegamento intervallivo, a sud della principale linea del fronte.

Una variante più complicata parte dal rifugio Gaver e segue la linea del sentiero che sale nella valle del torrente Laione. Percorso un tratto di strada forestale, si svolta a sinistra seguendo il segnavia estivo 17 che prende rapidamente quota portando prima alla malga Laione di mezzo e poi alla Casinetta di Laione.
L'ultimo tratto si percorre tagliando un pendio: è dunque bene informarsi sulla condizione del manto nevoso dato che, sulla sinistra della traccia in salita, i pendii sono significativamente ripidi. Questo tratto è anche il più impegnativo dal punto di vista tecnico e richiede un po' di padronanza delle racchette da neve o dei ramponi a seconda dei casi.
Chi preferisce questa variante dovrà fare qualche metro verso sud per andare ad ammirare il curioso masso la cui sagoma ha dato origine al nome del lago.

Clicca per aprire la mappa Kompass (stralcio da K103 - Le Tre valli bresciane), da usare esclusivamente come riferimento. I percorsi invernali differiscono spesso da quelli estivi e vanno adattati alle condizioni oggettive (le mappe Kompass abitualmente indicano in azzurro la traccia invernale).


SUI LIBRI
Questo percorso è uno dei trentatrè itinerari più belli delle Alpi proposti dal libro "Ciaspole! L'inverno in neve fresca", disponibile cliccando sul sito www.vividolomiti.it oppure in libreria. Non solo foto ed itinerari ma anche la possibilità di dialogare con l'autore per dettagli e curiosità sui percorsi proposti.


SUL WEB
E per quando la neve si scioglie.. su www.cicloweb.net trovi tante opportunità per camminare d'estate e pedalare tra sentieri, strade e piste ciclabili.
Il lago d'Idro ed i suoi dintorni si raggiungono cliccando questi link (aprono una nuova finestra del tuo browser):
- pedalate attorno al lago d'Idro;
- informazioni turistiche su Idro ed il suo territorio

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