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Lombardia

Val Loga, bivacco ex Cecchini

IN BREVE
Partenza: Montespluga, 1900 mslm (parcheggio davanti all'Hotel Posta oppure poco sotto, verso il parco giochi)
Arrivo: bivacco Cecchini o val Loga, 2778 mslm
Tempi di percorrenza indicativi: 2h20' per la salita, 1h30' per la discesa.
Difficoltà e pericoli: itinerario assolutamente non banale e da considerare esclusivamente con neve assestata. La stessa neve, peraltro, può presentarsi in condizioni molto diverse durante l'ascesa. Si effettua un lungo traverso (non pericoloso ma faticoso per l'equilibrio da mantenere) prima di arrivare ad un pendio abbastanza ripido da risalire a zig-zag. Riservato ad escursionisti esperti ed allenati oppure allenati ed accompagnati da una guida. Fondamentale avere ciaspole di qualità con ottima ramponatura anche laterale.


Questa ciaspolata è una di quelle in cui bisogna premettere più volte - come fatto poco sopra - che è un'escursione riservata a chi è in grado di affrontare pendii ripidi (anche se non ripidissimi), traversi e zig zag. E, particolare non secondario, a chi ha a disposizione ciaspole di qualità che garantiscano sia il galleggiamento (come tutte le racchette da neve) sia l'aggancio a nevi più dure o ghiacciate.

Si parte da Montespluga, seguendo le indicazioni escursionistiche per la val Loga. I cartelli indicano in 2h40' il tempo necessario per la conquista del bivacco Cecchini (più spesso indicato come bivacco val Loga) e sarà difficile abbassare il minutaggio più di tanto. Già, perchè questa escursione prevede un lungo avvicinamento prima di arrivare alla seconda metà della gita quando si affronteranno tre-quattro pendii piuttosto ripidi e con frequenti cambi di direzione.
Anche se di solito non parliamo di distanze, consideriamo che su uno sviluppo di 5.7 km in salita ci saranno 3.5 km di avvicinamento (con dislivello colmato di circa trecento metri, su pendenze blande) e poi 2.2 km di "arrampicata" per pendii ripidi per superare i 550 metri di dislivello residui.
Ma andiamo per ordine.
Si esce da Montespluga in direzione della val Loga, percorsa dall'omonimo torrente: si procede in direzione ovest seguendo una pista battuta o le vicine tracce in neve fresca. Si supera un ponticello e si sfiorano un paio di casette continuando verso ovest.
Anche se non si sale più di tanto il fondovalle risulta faticoso perché si cammina spesso a mezza costa, in particolare quando ci si avvicina alla testata della valle, ed è quindi necessario mantenersi in equilibrio sulle racchette da neve. Questo, ovviamente, quando la neve è dura. Neve più fresca potrebbe rendere meno impegnativo questo primo settore anche se - in tal caso - andrebbero osservati i pendii sulla sinistra di chi sale (destra orografica) per valutarne la sicurezza.
Giunti dove la valle sembra chiudersi e quando la domanda "ma dove si andrà?" inizia a farsi pressante si osserva sulla sinistra di chi sale, in direzione sud-ovest, un ripido pendio. Si tratta del momento tecnicamente più impegnativo perché bisogna affrontare uno zig-zag su pendenze severe, mantenendo l'equilibrio nei vari cambi di direzione e lungo i traversi, sfruttando - nei limiti del possibile e senza rovinarle - le eventuali tracce già presenti.
Superato questo scoglio (e avendo cura di chiedersi se si sarà in grado di rifarlo in discesa, prima di farlo in salita!) si sono colmati altri cento metri di dislivello e si è raggiunta quota 2300 mslm (circa).
Si affronta un nuovo strappo, più breve, attorno ad un dosso: si può scegliere se affrontarlo sulla destra (più ripido) o sinistra (sempre rispetto alla direzione di salita) e ci si immette in un nuovo settore dove - come ormai d'abitudine - si sale su ripide pendenze.
Difficile descrivere la ciaspolata da questo punto in poi: la direzione, infatti, non sarà più obbligata ma si potranno seguire le tracce di chi è già salito o - al contrario - scegliere una propria via avendo sempre cura di valutare i pendii meridionali della Cresta del Cardin (che culmina con il monte Cardine) e la possibilità che possano scaricare. Chi è più avvezzo alla salita potrà affrontare diversi tratti lungo la massima pendenza mentre altri preferiranno zig-zagare un po'. Tutta questa parte, però, non avrà le caratteristiche probanti del primo pendio, davvero tecnico.
Dopo una partenza soleggiata, il tracciato rimane praticamente sempre all'ombra (quantomeno per la maggior parte dell'inverno) fino a quando si giunge alla base dell'ultimo strappo in salita che conduce al bivacco val Loga - Cecchini.
Giunti al bivacco si possono ammirare, finalmente rilassati, le vette del Pizzo Tambò (a nord, alto 3279 metri), della Cima di Val Loga (3004 metri, verso ovest) e del Pizzo Ferrè verso sud-ovest (3104 metri). E' poi incredibilmente vasto l'orizzonte che si può ammirare verso sud, arrivando a scorgere diverse cime del settore orobico. Su tutta la salita, in direzione est, invece, dominano la sagoma del Suretta (3027 metri) e dello Spadolazzo (alto poco più di 2700 metri). Giunti al bivacco si aggiungono altre cime sull'orizzonte orientale: il Kesch è la più alta (3417 mslm) ed è attorniata dal Por (3028 metri, solo uno più del Suretta) e dall'Arblatsch (3202 metri).  Più di tremilatrecento metri sono alte anche il Calderas (3397 mslm), il Picuogl (3333 metri) ed il Platta (3392 metri).
Il ritorno avviene sulla via di salita e ci sarà da divertirsi!

Clicca per aprire la mappa Kompass, da usare esclusivamente come riferimento. I percorsi invernali differiscono spesso da quelli estivi e vanno adattati alle condizioni oggettive (le mappe Kompass abitualmente indicano in azzurro la traccia invernale).

Due note: il bivacco appare - beffardo - all'orizzonte verso sud-ovest già poco dopo la partenza. Sembra a portata di mano, ma il tempo richiesto sarà davvero notevole e durante l'ascesa la struttura "giocherà a nascondino" con l'escursionista, mostrandosi e sparendo a seconda del momento.
E' stato installato nel 1978; dotato di nove posti letto e di attrezzatura di prima necessità, è stato trasportato in quota con elicottero ed inaugurato il 10 agosto 1978, con l'intervento di Riccardo Cassin e di altri alpinisti di fama. E' stato ristrutturato, o meglio ricostruito, nel 2009: il bivacco in lamiera è stato sostituito da una struttura in legno a carden.




Merita due parole anche il paese di partenza. Montespluga si trova a 1900 mslm di quota, circa, a monte dell'omonimo lago artificiale, realizzato negli anni Trenta mediante una diga di sbarramento a valle del paese. Su Montespluga convergono la val Loga e la val Spluga: a breve distanza dal paese si trova il passo dello Spluga, 2117 mslm, anch'esso raggiungibile - se le condizioni lo consentono - con le ciaspole. 
Il paese ha un'antica origine legata all'agricoltura ed all'allevamento (anche oggi diversi pastori ed allevatori salgono qui dal fondovalle) ma si è sviluppato in particolare come posto doganale, accogliendo quindi militari e commercianti oltre - nel Novecento - agli operai ed ai tecnici impegnati nella costruzione e poi nella gestione della diga. Si provò anche a realizzare impianti di risalita ma la posizione così isolata e la concorrenza di Madesimo fecero fallire il progetto in breve tempo.
La posizione di Montespluga consente alla località di godere di un innevamento superiore alla media delle Alpi ma può portare all'isolamento dal fondovalle in quanto in presenza di neve o vento la strada viene chiusa. In condizioni normali, peraltro, è prevista una chiusura serale della stessa.
In tempi recentissimi, a Montespluga è partito il progetto Homeland di cui parleremo prossimamente con un post nella nostra sezione Blog.

Qualche curiosità dai tempi che furono. I pannelli informativi in paese raccontano così:
"La località fu nota fino agli inizi del XIX secolo come «Ca' de la montagna» per l'osteria-ospizio qui esistente fin dall'alto Medioevo, ma documentata solo a partire dal XIV secolo (oggi è l'albergo Vittoria). Uno scrittore degli inizi del Seicento annota «Uomini e giumenti troppo spesso perderebbero la loro vita su questo monte, se non vi fosse questo ricovero». Qui, quando infuriavano le bufere di neve si suonava una campana «per orientare i viaggiatori smarriti e chiamarli a pietoso rifugio durante la tempesta». L'ospizio fu poi ampliato nel XVIII secolo, e vi si ricavò una cappella, che fu posta sotto la giurisdizione della sede apostolica. Nel 1823, quando fu aperta la nuova carrozzabile dello Spluga da parte del regno lombardo-veneto sotto l'Austria, fu ristrutturata la dogana e sul lato opposto della strada fu costruita nel 1825 la chiesetta di San Francesco con pala del santo patrono che riceve le stimmate, firmata nel 1841 da Giovanni Pock. Alla Ca' i vettori dei «Porti» di Val del Reno e quelli di Val San Giacomo si scambiavano le merci dirette rispettivamente a sud e a nord del valico. Qui sostava e faceva dogana la corriera di Lindau, che già nel 1823 in trentasei ore correva dal Lago di Costanza a Milano.”
Mentre Giovanni Guler von Weineck, nell’opera Rhaetia (Zurigo, 1616), scrive: “Salendo dal villaggio di Spluga in cima al passo e scendendo poi un poca per il versante italiano, s'incontra un edificio in muratura detto Alla-casa, dove, durante le furiose tormente,si rifugiano le bestie da soma e di viandanti. Uomini e giumenti troppo spesso perderebbero la loro vita su questi monti, se non vi fosse questo ricovero. Il luogo circostante è cosi elevato, selvaggio e gelido, che non produce legna di sorta. Perciò la legna. necessaria per la cucina e per il riscaldamento, vi deve essere condotta a soma dal basso dl ambedue i versanti. Davanti al ricoverosi stende una pianura discretamente larga, che per otto mesi all'anno è coperta da un bianco strato di neve, mentre negli altri quattro mesi vi cresce un poco di erba e di pascolo.”
Giovanni Battista di Crollalanza, nella Storia del Contado di Chiavenna (1867), racconta che: "a Teggiate s'incontra la prima Casa Cantoniera stabilita e mantenuta dal governo per dar ricovero e soccorso ai viaggiatori assaliti dalla tempesta, e alla Stuetta una seconda Cantoniera, dopo la quale si apre una spaziosa ma deserta pianura, in fondo a cui sorge la Casa detta della Montagna a 1904 metri sul livello del mare, antica dogana italiana, oggi semplice posto di guardie doganali (l'odierna Montespluga, ndr). Quivi presso sorgono altre fabbriche ben costruite, fra le quali la chiesa, la casa del R. Cappellano, l'abitazione per l'Ingegnere di riparto e per gli altri inservienti della strada, ed un comodo albergo. In questo punto non è cosa rara che nell'inverno vi sia della neve che giunge fino alle finestre del primo piano, e duranti le tempeste si suona la campana della chiesa per guidare i viaggiatori.
E per finire, Fabio Besta nella Guida alla Valtellina del 1884 regala un'immagine oggi incredibile: "al piano della Casa (l'odierna Montespluga, ndr), dove v'ha la dogana e una modesta osteria. La valle, qui sterile e tetra, è circondata da alte e scoscese montagne. Nell'invernola neve vi cade alta tanto da innalzarsi al di sopra del primo piano; cosicchè a volte per mettere in comunicazione la dogana colla vicina osteria è mestieri scavare entro la stessa neve una galleria."
Le citazioni qui sopra grazie a www.paesidivaltellina.it
Una curiosità: Montespluga è il paese italiano più lontano dal mare (qualsiasi mare) e Madesimo la sede comunale con questo primato.


SUL WEB
E per quando la neve si scioglie.. su www.cicloweb.net trovi tante opportunità per camminare d'estate e pedalare tra sentieri, strade e piste ciclabili.
Valtellina e Val Chiavenna si raggiungono cliccando questi link (aprono una nuova finestra del tuo browser):
- pedalate in Valtellina;
- pedalate in Valchiavenna;
- guida alla Valchiavenna;
- guide alla Lombardia;
- camminate in Valchiavenna;
- passeggiate in bassa Valtellina

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