una presa di posizione del rifugio e la gita di Monviso Piemonte
Questo weekend MonvisoPiemonte accompagnerà i suoi escursionisti al rifugio Jervis!
Un week end in montagna con le racchette da neve; sabato sera, 18 gennaio, ciaspolata notturna con partenza dalla borgata di Villanova (1200 mslm) e pernotto al Rifugio Jervis.
Info? Clicca qui: https://www.monvisopiemonte.com/ciaspole-del-monviso/week-end-con-le-ciaspole-alla-conca-del-pra-in-val-pellice/
Tracciato in salita al rifugio per il primo tratto senza neve, poi con neve assestata. La salita al rifugio si effettuerà con i ramponi.
Ramponi? Sì, perché ha fatto "scalpore" la presa di posizione del gestore del rifugio, pubblicata dal sito Montagna.tv. Ecco le parole di Roby Boullard.
“Dopo l’ennesimo soccorso di ieri notte mi ritrovo costretto a cercare di ribadire la differenza fondamentale che esiste tra l’escursionismo estivo e quello invernale. Al momento le condizioni della salita al rifugio richiedono l’uso di ramponcini”, chiarisce Boulard.
“Chi sale senza, non vince un premio. E visto che un paio di ramponcini da passeggio costano 10/15 euro, non sarebbe male comprarli. Considerando anche che un soccorso come minimo alla comunità costa intorno ai 3.000€, oltre le spese ospedaliere molto più care ancora.
La passione per la montagna non giustifica il correre rischi inutili. Soprattutto quando poi, in caso di problemi dobbiamo far intervenire il mondo intero e magari anche di notte. Decidere di partire in un’escursione notturna senza l’adeguata attrezzatura e senza la conoscenza di dove si sta andando è una cavolata al pari dell’uscire ubriachi dalla discoteca e salire in macchina guidando.
Chiedo a tutti quanti di condividere queste mie riflessioni non perché credo di aver scritto un trattato di scienza cosmica ma semplicemente per evitare che, continuando cosi, una qualsiasi prefettura si senta prima o poi in dovere di vietare l’accesso invernale ai rifugi. Privandoci della possibilità di fare una bella gita in compagnia di amici, con una bella mangiata in rifugio, e togliendo a noi operatori del settore una possibilità di lavoro.
Sono convinto che chi si trova in una situazione di difficoltà non lo fa certamente per fare incavolare il sottoscritto o i vari soccorritori ma semplicemente perché ignora le conseguenze di un banale imprevisto. Non è necessario essere all’Everest per morire di ipotermia, è sufficiente essere bloccati sul sentiero del rifugio Jervis in inverno mal equipaggiati.
Sarei molto grato se i vari alpinisti e sapienti del settore compresi i ‘professionisti come me’ si astenessero dai soliti giudizi campati in aria e invece provassero a dare una mano ad informare chi si avvicina alla montagna. Grazie e buona montagna a tutti quanti”.