non solo panorami e grandi montagne ma anche l'immersione in una cultura unica
Partiamo da una domanda: chi sono i walser?
Talvolta definiti anche come "il più nobile popolo delle Alpi", i walser erano popolazioni di stirpe germanica che valicarono lo spartiacque alpino per insediarsi in diverse località del versante meridionale della catena, in particolare nel Piemonte settentrionale ed in Valle d'Aosta.
L'isolamento delle loro comunità e le difficoltà oggettive che fronteggiarono crearono nel popolo walser una grande competenza tecnica ed interessanti forme di organizzazione sociale.
Val Formazza, Macugnaga, Valsesia in Piemonte e valle del Lys e d'Ayas in Valle d'Aosta sono le principali "isole walser" arrivate fino ai giorni nostri. Se la lingua tende a perdersi, salvo nella toponomastica, l'edilizia tradizionale fa ancora bella mostra di sè e viene anzi recuperata e valorizzata con orgoglio.
Ma da dove venivano i walser?
Premesso che tanti aspetti della loro migrazione non sono ancora stati chiariti, è invece noto che la loro provenienza, come suggerisce anche il nome stesso, è legata al territorio ora noto come Vallese (e dunque walser come contrazione di "walliser"), in Svizzera. La loro parlata è il Titsch, una variante del tedesco (deutsch) con cui, ovviamente, permangono molte similitudini (basti solo pensare alla parola "dorf" inteso come nucleo del villaggio): ogni area ha la sua variante, si parla dunque di titsch di Gressoney-Saint-Jean e La-Trinité, il töitschu di Issime e il titzschu di Alagna Valsesia e Rimella. Si ipotizza che la migrazione dei Walser sia stata dovuta a diverse concause: un periodo climatico favorevole, una sovrappopolazione dei territori di partenza ed alcuni "incentivi", diremmo oggi, concessi dai signori dell'epoca.
Le ciaspolate che consentono di apprezzare la cultura walser, quindi, non possono che svolgersi in queste località dell'arco alpino italiano. In Svizzera, invece, anticipiamo subito la ciaspolata che si snoda attorno a Bosco Gurin, in Valle Maggia, nel Canton Ticino. La raccontiamo qui: www.ciaspole.net/itinerari1/oltre-confine/ciaspole-boscogurin.htm
In val Sesia si parte dalle zone più caratteristiche, e più walser, di Alagna per salire in val d'Otro, vallata a sua volta a forte matrice walser (www.ciaspole.net/itinerari1/piemonte/ciaspole-otro.htm). Mentre nella vicina val Vogna si cammina tra isolate baite e piccoli agglomerati tipicamente walser (www.ciaspole.net/itinerari1/piemonte/ciaspole-valvogna.htm).
Spostandosi su altri versanti del monte Rosa, Macugnaga e le sue frazioni mantengono forti tratti dell'architettura walser e da qui si può partire per diverse ciaspolate.
Raccontiamo qui la ciaspolata al Belvedere ed al rifugio Zamboni Zappa (www.ciaspole.net/itinerari1/piemonte/ciaspole-macugnaga.htm) e qui raccogliamo una serie di proposte a cura dell'ufficio turistico locale (www.ciaspole.net/itinerari1/piemonte/ciaspole-macugnaga2.htm)
Lasciando il monte Rosa e salendo lungo il corso del Toce si arriva in val Formazza.
Riale (Chärbäch in walser) è uno dei tanti centri abitati walser della valle, nonché paese più settentrionale del Piemonte. Da qui si parte per due ciaspolate che si sovrappongono fin quasi al rifugio Maria Luisa, aperto in inverno (verificare con i gestori). La prima sale verso il passo di San Giacomo, confine con la Svizzera (www.ciaspole.net/itinerari1/piemonte/ciaspole-formazza.htm) mentre la seconda, invece, un po' più faticosa conduce verso la Rupe del Gesso: www.ciaspole.net/itinerari1/piemonte/ciaspole-rupedelgesso.htm
Tornando al monte Rosa si cambia regione e si passa in Valle d'Aosta dove l'anima walser sopravvive nelle valli di Ayas e Gressoney.
Per ora abbiamo un solo itinerario sul nostro sito ed è una ciaspolata tra le baite walser della valle del Lys, nei dintorni di Gressoney: www.ciaspole.net/itinerari1/aosta/ciaspole-walser.htm